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Il Sud nella storia di Italia. La questione meridionale secondo Rosario Villari

di Carmelina Sicari - Direttrice Calabria Sconosciuta

Sono commossa, lo ammetto, e non mi succede spesso ora che sono in età prolungata (avanzata suona come un necrologio). Ci si commuove molto meno che in gioventù. E questo non è un necrologio, né un coccodrillo. Indubbiamente Rosario Villari che si è spento il 18 ottobre all'età di 92 anni (era nato nel '25 proprio a Reggio Calabria, la mia città), resterà nella nostra memoria per il libro che capovolgeva nel cuore della cosiddetta questione meridionale, la prospettiva storica. Non l'Italia era chiamata a proclamare cosa facesse o avesse fatto per il Sud ma il Sud poteva gridare alto cosa aveva fatto per l'Italia. Molto, moltissimo. L'Italia aveva un debito profondo nei suoi confronti. Era questo il sugo, con termine manzoniano, della vicenda.

Rosario Villari, che era entrato giovanissimo nella vita politica, con il nome di battaglia di Sacha, nome che mi è caro da quel momento, era pronto anche ad affrontare insieme a veterani come lo storico Enzo Misefari, la resistenza al Sud. Le sue ricerche storiche che hanno riguardato La Rivolta spagnola a Napoli, La Dissimulazione, sono accurate e composte con stile raffinato e acume. Ma il frutto dei suoi studi meridionalistici è contenuto proprio nel volume che abbiamo citato e che è riduttivo definire un'antologia della questione meridionale. La presenza infatti di nomi come Filangieri, della Pimentel dice che la storia del Meridione che lotta per i diritti si intreccia alla storia d'Italia e rende fulgido il sacrificio di tanti, troppi. Il Sud non è stato piagnone né è ricorso all'assistenzialismo, bensì ha lottato con tutte le sue energie per un progresso civile e democratico nell'ambito dell'unità d'Italia. La prospettiva così rovesciata è contenuta proprio nella sigla conclusiva di quella che in apparenza è un'antologia pura e semplice. Quando il libro apparve nel '61 presso Laterza suscitò e non poteva essere altrimenti, non solo interesse, ma anche speranza ed entusiasmo. Dunque non si trattava soltanto di rivendicare un ruolo, non di una sterile revanche ma della continuità di un impegno che le generazioni meridionali avevano assunto su di sé a costo della vita. Non è un caso che Garibaldi è ancora oggi l'eroe più popolare da noi. 
Ma c'è un altro polo della ricerca di Villari estremamente attuale, la Spagna. L'analisi della Rivolta napoletana contro la Spagna 1987 e La Dissimulazione (Elogio della dissimulazione 1993?) come categoria politica sono davvero fondamentali per comprendere anche il presente. Le categorie per comprendere la storia moderna e contemporanea dopo Machiavelli e la sua scoperta dell'utile come legge capitale del potere lontano dalla morale si uniscono nell'età barocca all'altra, la dissimulazione che crea si può dire il vocabolario politico contemporaneo.
C'è un altro polo che definisce l'instancabile attività altruistica ed in favore della gioventù dello storico, i manuali di storia moderna e contemporanea che sono stati compagni della fatica studentesca per generazioni. Manuale di storia 2002. La storia può essere insegnata, docet, basta offrirla con le regole dell'antica retorica, l'autore è testimone, vive ed offre istoria, ciò di cui ha fatto esperienza, la storia va fatta vichianamente per causas, anzi è scire per causas. È un piano razionale in cui i fatti scaturiscono con continuità, hanno un'origine ed una conclusione. La storia infine deve essere essenziale. L'antico monito, rem tene verba sequentur è attuale. In tal modo Villari assurge a livello nazionale perché fa della questione del Sud un problema di giustizia sociale e morale insieme, rifonda la storia di cui tanti dubitano, le dà consistenza ed indica profeticamente due fattori la Spagna e la dissimulazione come elementi fondamentali della geopolitica e del linguaggio politico dove per linguaggio non si intende qualcosa di formale bensì sostanziale. Per questo il suo ricordo non è un necrologio.
Ho conosciuto personalmente Rosario Villari e ricordo con nostalgia il suo tratto dolcissimo, il suo interesse per la scuola, la sua passione per la gioventù, la sua umbratile discrezione. Sono i segni di una dimestichezza con altitudini non solo di metodo e di ricerca ma umane.


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