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Beni culturali. La querelle sulla chiesetta del S.S. Rosario di Cleto (Cs)


CLETO (CS) – La chiesetta del SS. Rosario di Cleto, posta su in cima al paese medioevale, poco prima di giungere al vecchio maniero di recente restaurato, è diventata oggetto di una querelle che ha i contorni del giallo.
Riassumiamo i fatti. Il luogo di culto è diruto, rischia di cadere da un momento all'altro. È forse il posto dell'antico borgo più fotografato. I solai sono caduti, all'interno vi cresce l'erba e anche dei piccoli alberi. La precedente amministrazione comunale Longo, prima di terminare anzitempo il proprio mandato, approva nel giugno 2014 un progetto per mettere in sicurezza la chiesa, che appartiene, come risulta dai documenti del Catasto, alla Curia di Cosenza. Che, su richiesta del Comune, non esita a dare il via libera, specificando, come ricostruisce la vicenda Pino Furano, già sindaco del paese, ed ora in veste di Cittadino attivo, che le spese derivanti dall’operazione siano a carico dell’Amministrazione Comunale. C'è da dire, anche, che a febbraio 2014, la piccola chiesetta era stata dichiarata di interesse culturale dalla Soprintendenza di Cosenza con decreto n° 39.
Nel frattempo, il progetto di messa in sicurezza della chiesa e degli spazi fruibili del castello è stato finanziato con i fondi Por Calabria per un importo di 300 mila euro, e a febbraio 2015 vengono consegnati i lavori alla ditta appaltatrice. Ma da lì a poco, il primo aprile, cade il comune in quanto tre consiglieri di maggioranza e quelli di minoranza si dimettono, e si insedia il commissario prefettizio. Non sappiamo il perché ed il percome, ma la pratica si ferma. E qui, il racconto si intreccia e diventa romanzo.
Cleto è un paese davvero pittoresco, non c'è solo il suo castello, ma tutto il centro storico piace anche per il senso di pace che trasmette. Un artista olandese se ne innamora e ha l'idea di acquisire la chiesetta e restaurarla. Così contatta la Curia, che ne è proprietaria, e tra maggio e ottobre 2015 (secondo la ricostruzione di Furano), la compra, si dice, per 10 mila euro. Qui sorge uno dei primi interrogativi. Fermo restando la bontà dello scopo dell'acquisto, come è stato possibile l'atto di compravendita?
“La legge prevede chiaramente – spiega Furano - che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicato il complesso edilizio, in quanto dichiarato di interesse culturale, avrebbe dovuto essere informato e messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso”. E dunque, ne è stato informato il comune? E se sì, perché non ha esercitato il diritto di prelazione, dal momento che sul bene era attivo un finanziamento pubblico, già erogato?
Lasciamo appesa la domanda, e procediamo nella storia. Alle elezioni di giugno di quest'anno, tra i due contendenti - da una parte l'ex Longo (Insieme per Cleto), e lo sfidante Bossio (A testa alta), già vice di Longo -, la spunta il primo. La nuova amministrazione Longo e Filice (vice sindaco) non vuole rinunciare alla chiesetta e né al finanziamento (dei 300 mila euro, la metà è destinata alla messa in sicurezza del luogo di culto), e convoca per il 20 luglio scorso un consiglio straordinario per approvare la dichiarazione di utilità del bene, espropriarlo all'attuale proprietario, e procedere con i lavori.
Sin qui, lo stato dell'arte. Se ne sapremo di più, non mancheremo di informarvi.
Rassegna Stampa

Qui gli interventi di Giuseppe Furano 1 e 2
Al Consiglio Comunale di Cleto va in scena il giallo “chiesa SS rosario”!
Nella scienza in special modo,ma anche nei rapporti tra le persone, normalmente si rispetta la logica,i fatti e il buon senso. La politica, da Milano-Roma fino a Cleto e anche più giù, non ha oramai nessun rispetto della logica,dei fatti e del buon senso e si muove e agisce solo nell’interesse di singoli o di ristretti gruppi.
Cominciamo con i fatti.
In data 05/06/2014 la Giunta Longo(sindaco)-Bossio(vicesindaco) approva il progetto esecutivo che prevede la messa in sicurezza della Chiesa S.S. Rosario (di proprietà della Curia e dichiarata di interesse culturale-dec. n. 39 del 27/02/2014) e interventi per gli spazi fruibili del Castello di Cleto per un totale di 300000,00 euro (POR CALABRIA FESR 2007-2013)..
Il 22/05/2014 il Comune di Cleto chiede alla Curia l’autorizzazione per intervenire sulla Chiesa come da progetto e in data 17/06/2014 l’Arcivescovo di CS dà l’assenso con la precisazione “rimanendo intesi che le spese derivanti dall’operazione siano a carico dell’Amministrazione Comunale”.
Il 17/02/2015 viene redatto il verbale di consegna dei lavori all’Impresa Appaltatrice. 
In data 01/04/2015 l’Amministrazione Longo-Bossio cade perché tre della maggioranza (tra i quali il vice-sindaco Bossio) si dimettono insieme alla minoranza.
Tra luglio 2015 e ottobre 2015 (a Cleto c’è già il Commissario prefettizio) tra la Curia di CS e il privato Roelof Gezienus Van HOOLwerff (olandese) viene perfezionato l’atto di vendita della chiesa del SS Rosario per euro 10000,00.
La legge prevede chiaramente che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicato il complesso edilizio,in quanto dichiarato di interesse culturale,avrebbe dovuto essere informato e messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso.
Alle elezione del 05/06/2016 si confrontano due liste, “Insieme per Cleto”, con capolista Longo, e “A testa alta”, capolista Bossio. Longo vince le elezioni e Bossio,oggi, insieme ad altri due consiglieri formano la minoranza nel Consiglio Comunale.
In data 20/07/2016 la nuova Amministrazione Longo-Filice convoca un Consiglio Comunale straordinario con unico punto all’OdG “ attivazione procedure di esproprio Chiesa SS Rosario”.
La maggioranza Longo-Filice sostiene pubblicamente che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicata la Chiesa del S.S. Rosario,non è stato messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso e che oggi, nell’interesse dell’Amministrazione e quindi dei cittadini di Cleto, ha come strada obbligata da percorrere quella dell’esproprio della Chiesa ai nuovi proprietari e poi procedere alla realizzazione del progetto.
Questa strada che l’Amministrazione è fermamente decisa di proseguire ha,secondo la maggioranza, due motivazioni forti,una economica l’altra ideale e culturale insieme.
Il danno economico sarebbe dato in primis dalla perdita del finanziamento perché ad oggi non è possibile nessuna variante,in quanto l’intervento sulla Chiesa prevede una somma superiore al 50% dell’intero importo e in secundis un danno diretto per le penali da pagare alla Ditta appaltatrice (calcolato tra i 50 e 60 mila euro).
L’altra motivazione di ordine ideale-culturale è quella di restituire ai Cletesi un bene che “rappresenta la memoria storica e l’identità del Comune di Cleto…”. 
Se quanto affermato risponde a verità, la maggioranza si propone di seguire un percorso che è logico, è di buon senso e risponde in pieno agli interessi economici e culturali di Cleto.
La minoranza (Vairo-Santoro,il capogruppo Bossio è assente) sono contrari all’esproprio e motivano il loro NO attraverso tre affermazioni.
Il Sindaco era a conoscenza della compravendita,il Comune (evidentemente il Commissario) ha ricevuto l’invito ad esercitare il diritto di prelazione e non lo ha esercitato e oggi l’unica via utile è quella di fare una variante al progetto e lasciare la Chiesa ai privati per iniziative che potrebbero portare lavoro a Cleto.
Nella replica,in un clima molto acceso, il Sindaco parla di “regie occulte” e il vice sindaco di compravendita a dir poco “astuta”. Inoltre il Sindaco afferma che “gli olandesi hanno alzato una barriera probabilmente perché hanno seguito i suggerimenti di alcune persone del luogo” facendo chiaramente intendere che dietro la compravendita della chiesetta ci siano oltre che gli interessi degli olandesi anche di persone di Cleto. Inoltre il Sindaco invita la minoranza (accreditandola come rappresentante degli olandesi!) a portare la volontà del Consiglio agli olandesi “e cioè la necessità di acquisire questo bene nel patrimonio Comunale per poi metterlo in sicurezza e restituirlo garantendo la fruizione dello stesso,attraverso una convenzione/contratto che pone gli stessi in una posizione privilegiata…”. (secondo il mio giudizio una concessione eccessiva e poco logica!)
La Consigliera di minoranza Santoro,in un suo intervento,chiede espressamente al vice-sindaco “quale sarebbe stata la decisione dell’Amministrazione in presenza di un progetto presentato dagli olandesi”.
Il vice-sindaco risponde dicendo che non solo non c’è nessun progetto da parte degli olandesi ma che gli stessi stanno ostacolando l’unico progetto esistente.
Se si analizzano i fatti e la discussione in Consiglio, con un minimo di logica e buon senso, si può affermare senza ombra di dubbio che o la maggioranza o la minoranza,per sostenere l’orientamento di voto, dice coscientemente e vergognosamente il falso,sopratutto in riferimento al diritto di prelazione e alla possibilità della variante!
Se fosse vero quanto sostenuto dalla minoranza (sia in merito al fatto che il Sindaco Longo sapesse fin dall’ottobre 2014 della compravendita,sia che il Comune non ha esercitato il diritto di prelazione,sia che i privati potrebbero fare investimenti) saremmo difronte a un comportamento superficiale e irresponsabile dell’allora Amministrazione Longo-Bossio,un comportamento discutibile del Commissario e un comportamento per lo meno strano da parte di privati che hanno interesse serio di investire e che nel contempo,per quanto riferisce il Sindaco, non hanno mai presentato un progetto e ”hanno alzato barriere”.
Se il Sindaco e la vecchia Amministrazione Longo-Bossio sapeva della ipotesi compravendita e oggi c’è stato il ripensamento,ben venga il ravvedimento. Se il Commissario non ha esercitato il diritto di prelazione ha commesso un grave errore a danno dei cletesi. Se gli olandesi sono effettivamente intenzionati a investire perché “alzare barriere” con la maggioranza e avere più affinità-vicinanza con la minoranza?
In ogni caso, qualora fossero veri tutti i fatti che la minoranza ha portato come giustificazione del loro orientamento, non sarebbero delle buone ragioni,secondo il mio giudizio,per lasciare un bene pubblico a privati che, come dice il vice-sindaco, è stato acquisito per lo meno in modo “astuto” e che gli stessi oggi stanno ostacolando l’unico progetto esistente per la Chiesa.
Anzi sono buone ragioni perché una Amministrazione democraticamente eletta,rimediando agli errori e alle omissioni, si riappropri della Chiesa per almeno tre motivi,uno economico,l’altro culturale e infine per tutelare la dignità del popolo di Cleto che non può permettere di essere raggirato come se a Cleto abitassero solo dei gonzi!
In ogni caso sorgono spontanee domande inquietanti alle quali maggioranza e minoranza hanno il dovere di rispondere!
Perché si realizza una compravendita della Chiesetta quando sulla stessa c’è un finanziamento pubblico in corso di esecuzione? Perché il Commissario,se fosse vero quello che dice la minoranza,non ha esercitato il diritto di prelazione?
Perché il Sindaco assegna alla minoranza quasi il ruolo di portavoce degli olandesi? 
Perché la minoranza si fa scudo di motivazioni,che, anche se vere, risulterebbero, per logica e buon senso,poco convincenti per giustificare il voto contrario e sollecitare l’Amministrazione a lasciare la Chiesa ai privati?
Quali sono i reali interessi in gioco? 
I cittadini di Cleto hanno il diritto di sapere senza ombre di dubbio chi mentisce e chi dice il vero, chi difende gli interessi (economici e culturali) di Cleto e chi difende gli interessi di privati, siano essi solo olandesi o olandesi insieme a cletesi o altro ancora.
Giuseppe Furano, 29 luglio 2016

Seconda Puntata: giallo “chiesa SS rosario” di Cleto!
E’ notorio che nella foresta della legislazione italiana, piena di zone ombrose dove il sole della chiarezza non può, e forse non deve arrivare, anche un esperto giurista può inciampare nei mille cavilli, commi e lettere, che rinviano ad altri commi e lettere. E spesso anche l’ultimo giudice assegna torti e ragioni che altri giuristi ritengono non adeguate allo spirito delle norme.
Io non sono certo attrezzato per muovermi tra commi e sotto-commi e, al contrario, come formazione professionale e lavorativa, sono abituato a distinguere tra vero e falso utilizzando la logica e la evidenza dei fatti attraverso metodi oggettivi.
Per questo sono consapevole che potrei incorrere in un errore grossolano nel porre le domande che sto per porre a me stesso, a chi mi leggerà, ma soprattutto all’Amministrazione Comunale di Cleto che con più mezzi potrà verificare se le domande possono essere utili per portare un po' di chiarezza al “giallo Chiesa SS Rosario”
Aggiungiamo, ai dati già riportati nella prima puntata, altri dati:
In data 27/02/2014 la Chiesa SS Rosario viene dichiarata di interesse culturale ai sensi dell’art.10 del D.lgs 42/2004.
In data 21 aprile 2015 L’Arcivescovo Metropolita di CS, presenta, al Ministero per i beni e le attività culturali-sovrintendenza beni architettonici e paesaggistici di CS, la richiesta di autorizzazione all’alienazione del bene “Chiesa SS Rosario”.
Il 19/05/2015 viene effettuata una voltura catastale d’ufficio dalla quale risulta che la stessa è intestata alla Parrocchia di Santa Maria Assunta con sede in Cleto. Non sono esistenti atti di passaggi intermedi.
Il 25 giugno 2015, il Segretario Regionale per la Calabria del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, autorizza, ai sensi dell’Art. 55 del Dlgs 42/2004, l’alienazione dell’immobile “Chiesa SS Rosario”.
Il 03/07/2015 viene redatto il primo atto notarile di vendita, da parte della Parrocchia di Santa Maria Assunta con sede in Cleto, a soggetto privato.
L’art. 55 del D.lgs 42/2004 comma 1 recita testualmente:
Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale 
1. I beni culturali immobili appartenenti al demanio culturale e non rientranti tra quelli elencati nell'articolo 54, comma 1, non possono essere alienati senza l'autorizzazione del Ministero.
Al comma 2 poi elenca le modalità attraverso le quali si può chiedere l’alienabilità.
L’articolo 54 del D.lgs 42/2004 comma 1 lettera d-bis recita testualmente:
1. Sono inalienabili i beni del demanio culturale di seguito indicati:
omissis
d-bis) gli immobili dichiarati di interesse particolarmente importante ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d);
omissis
L’art.10,comma 3,lettera d recita:
omissis
3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13:
…omissis
d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte, della scienza, della tecnica, dell'industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell'identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose; 
omissis
infine l’art.13 al comma 1 recita:
1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell'interesse richiesto dall'articolo 10, comma 3.
Le domande che mi pongo e giro a maggioranza e opposizione del Comune di Cleto sono:
1) considerato che la Chiesa SS Rosario è stata dichiarata di interesse culturale a norma dell’art.10 del D.lgs 42/2004, quindi, sembrerebbe essere un bene inalienabile tra quelli elencati nell’art. 54 del D.lgs 42/2004;
come mai il Segretario Regionale per la Calabria del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo,autorizza, ai sensi dell’Art. 55 del Dlgs 42/2004, l’alienazione dell’immobile “Chiesa SS Rosario”?
Qualora per qualche sotto-comma e lettera, che sfugge a un profano, la Chiesa sia alienabile:
1) può L’Arcivescovo Metropolita di CS, vendere la Chiesa a un privato, quando il 17/06/2014, aveva dato autorizzazione al Comune di Cleto per intervenire sulla stessa come da progetto già consegnato alla Ditta per l’esecuzione dei lavori?
2) può il Segretario Regionale per la Calabria del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo autorizzare l’alienazione della Chiesa quando doveva certamente essere a conoscenza del progetto Comunale?
Maggioranza e opposizione, soprattutto in riferimento alle loro posizioni espresse nel Consiglio Comunale del 20/07/2016, hanno il dovere di approfondire e dare risposte ai cittadini di Cleto che hanno il diritto di sapere, su quali dati e informazioni, certi e documentabili, hanno basato le posizioni sostenute ed espresso il voto conseguente.
Giuseppe Furano, 8 agosto 2016

AGGIORNAMENTO 23 settembre 2016

Fonte Novità Cleto Popolare
LA CHIESETTA FINISCE IN TRIBUNALE.

Il Tar si occuperà della vicenda della chiesetta del Santissimo Rosario il 4 ottobre prossimo. I signori olandesi che, nel giungo del 2015, avevano acquistato il bene, si sono opposti all'esproprio recentemente deliberato dal Comune, rivolgendosi al tribunale amministrativo regionale. Il Tar potrebbe emettere una sospensiva del provvedimento, rinviando la trattazione della questione ad altra udienza. Oppure potrebbe anche entrare nel merito e decidere se accogliere o meno il ricorso. Staremo a vedere cosa diranno i giudici, con la speranza che la "diatriba" tra ente locale e privati non diventi annosa: la chiesetta - gioiello del centro storico cletese - è da tempo a rischio crollo e necessità di interventi urgenti, quantomeno per la messa in sicurezza del manufatto.





AGGIORNAMENTO DEL 4 OTTOBRE 2016
Il Tar ha accolto il ricorso degli imprenditori olandesi, che dopo aver acquistato la chiesetta del Santissimo Rosario, si erano opposti all'esproprio del manufatto deliberato dalla nuova amministrazione comunale, insediatasi ad un anno di distanza dalla compravendita (Curia/privato) avvenuta nel giugno del 2015. A domani, per gli approfondimenti sulla decisione del tribunale amministrativo regionale, che ha reso inefficace la procedura d'esproprio della chiesetta.

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