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Dibattito su fusione tra comuni. Il caso di Aiello Calabro, Cleto e Serra D'Aiello


La prima delibera del nuovo comune
del 16 maggio 1928
Si torna a parlare di fusione tra comuni del basso Tirreno cosentino. A porre l'attenzione sul tema, è stato nei giorni scorsi Enzo Giacco, segretario del circolo Pd di Amantea (Cs). Giacco, in buona sostanza, ritiene che l'accorpamento di piccoli municipi in collettività più ampie, unendo economie, risorse, competenze ecc., possa migliorare la qualità della vita dei cittadini. La questione non è di poco conto, e necessita di essere affrontata e accompagnata da una approfondita discussione nelle diverse comunità. Vedremo se e come si evolverà il dibattito.
La storia passata del comprensorio, intanto, ci offre già un esempio di fusione tra piccoli paesi, durata però solo pochi anni.
Il sedici maggio del 1928, per gli effetti del Regio Decreto 9 aprile di quell’anno, e in virtù del Decreto prefettizio del 7 maggio che fissava la data effettiva di unificazione al 15 dello stesso mese, i centri abitati di Aiello, Cleto e Serra erano divenuti un unico comune. Nel giugno del 1937, invece, l’esperienza della nuova Aiello si concludeva definitivamente con l’autonomia di Serra, e dopo che Cleto aveva riacquistato la propria nel 1934.
Come hanno spiegato Massimiliano e Fausto Cozzetto in una pubblicazione dal titolo “Fascismo e vita civile: Aiello Calabro, Cleto e Serra Aiello 1928-1937”, promossa nel 2003 dall’allora assessorato alla cultura del comune di Aiello Calabro, il progetto era stato fortemente voluto dal prefetto Agostino Guerresi, nativo di San Lucido e dal Podestà Valerio di Malta, esponente di una importante famiglia del paese che in quel frangente ricopriva le cariche, a titolo gratuito, anche di commissario prefettizio di Cleto e Serra.
Il periodo in questione era caratterizzato da una situazione in cui si sentivano ancora forti le conseguenze del sisma del 1905, e durante la quale «buona parte della vita comunale era dominata dal problema della distribuzione degli oneri fiscali su una base sociale che appariva in grave difficoltà», come dimostrarono nel febbraio del 1921 gli incidenti originati dall’imposizione della tassa sul focatico. In tutti e tre i comuni, le entrate gravavano per la quasi totalità sulla contribuzione fiscale degli abitanti. «In queste condizioni, né per Aiello, né per gli altri comuni del suo hinterland – spiega Cozzetto, docente di storia moderna all’Unical - era pensabile l’attivazione delle procedure che avrebbero loro consentito di beneficiare della politica dei lavori pubblici, condotta in quegli anni sotto la spinta dell’azione ministeriale di Michele Bianchi». E così, a fronte di una avvertita necessità di dotare i centri in questione di importanti opere, soprattutto di carattere igienico, nasce l’idea del progetto politico-amministrativo che Guerresi propone al Ministero dell’Interno. Una idea di accorpamento, che secondo le intenzioni dei promotori avrebbe dovuto presentare, soprattutto, vantaggi notevoli in termini di solidità finanziaria degli enti.
«I comuni che propongo di unificare – scriveva Guerresi nella relazione al Ministero - hanno identità di costumi, di sentimenti e di tradizioni. Hanno, altresì, comunità di interessi e rapporti economici. La produzione di detti comuni, prevalentemente agricola ha un unico sbocco sul mercato di Aiello ove, peraltro, risiedono i maggiori proprietari di Cleto e Serra. Tutti e tre i paesi hanno, poi, unico scalo ferroviario sulla litoranea tirrenica: Serra Aiello. I rapporti tra gli abitanti di Cleto e Serra con quelli di Aiello, capoluogo di mandamento, sono frequenti. Per il disbrigo di affari, non esclusi quelli legali, per i rifornimenti all’ingrosso, per tutto quanto possa occorrere gli abitanti di Cleto e Serra sono da tempo immemorabile abituati a recarsi in Aiello. Sono, peraltro, essi favoriti dalle comode rotabili che allacciano fra di loro i paesi summenzionati ed, altresì, da numerose vie di campagna, vicinali e mulattiere che abbreviano notevolmente la distanza che separa ciascun comune da Aiello».
Oltre al quadro socioeconomico, il prefetto forniva dati su territorio e abitanti (per Aiello 4184 abitanti per un territorio di 3787 ettari; per Serra 708 ab. e 380 ettari; e per Cleto, 2174 ab. e 1922 ettari), e aggiungeva anche la proposta di distaccare dal territorio di Amantea un territorio di circa 86 ettari, che avrebbero portato i confini occidentali del nuovo comune sino al mare, soddisfacendo, fa notare Cozzetto, «una millenaria aspirazione della comunità aiellese: ampliare il territorio del nuovo comune, fino ad offrirgli uno sbocco diretto sul Tirreno, superando la storica, ma scomoda e talvolta conflittuale, mediazione di Amantea». «Questo comune, peraltro – chiariva Guerresi - sarebbe presto compensato di tale perdita in quanto con prossimo rapporto mi riservo di proporre l’aggregazione ad Amantea del comune di S. Pietro in Amantea, che ha una popolazione di 1.519 abit. e una estensione di ettari 108,3».
«Come era intrinseco alla natura autoritaria del regime – scrivono Massimiliano e Fausto Cozzetto, nello studio pubblicato nei quaderni della Deputazione di Storia Patria per la Calabria -, il progetto “Aiello Calabro” venne portato avanti senza alcun reale dibattito tra le popolazioni interessate. Uscito dalla mente di Guerresi e di Malta, esso venne sottoposto per un parere ai vertici amministrativi dei tre comuni che, coincidendo nella figura di di Malta, si espressero favorevolmente». Secondo Guerresi, addirittura, il progetto era stato accolto “entusiasticamente” dalle sezioni del fascio di Aiello e Serra, mentre quello di Cleto aveva fatto pervenire un ordine del giorno contrario che il prefetto liquidava «ispirato alle vedute di poche persone cointeressate a non perdere il dominio» e che invece le aspirazioni di quella popolazione vedessero «nell’aggregazione ad Aiello l’inizio della tranquillità e della pacificazione».
In realtà, l’unificazione dei tre comuni nella nuova Aiello di cui fu nominato commissario prima e podestà dopo lo stesso di Malta, non ebbe il successo che si aspettava il ceto politico fascista. Anzi, con la grande crisi del ’29, e per altre disposizioni governative sul piano amministrativo, la situazione finanziaria del nuovo comune non migliora affatto. Né sarà possibile assumere mutui per opere pubbliche, eccetto che per una sola occasione per il pareggio del bilancio. In questa temperie, l’esperienza politico-amministrativa si avvia a conclusione. Nel frattempo Guerresi era stato sostituito alla guida della Prefettura cosentina, il Podestà di Malta si era dimesso e veniva rimpiazzato nel ’32 da Attilio Solimena.«Le fondamenta del comune unificato – si legge nella parte conclusiva dello studio - iniziarono a fibrillare, venuto meno il ceto dirigente che lo aveva fortemente sostenuto, e ripresero, ovviamente, forza i gruppi che, a suo tempo, si erano opposti al progetto».

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