Passa ai contenuti principali

Il Registro tumori della Calabria. Lo stato dell'arte

Sulla questione tumori, da qualche tempo, anche a seguito delle inchieste per inquinamento ambientale che riguardano un po’ diffusamente tutto il territorio calabrese, c’è una crescente attenzione. Le comunità che gravitano intorno alle aree di conclamato oppure sospetto inquinamento sono sempre più allarmate per un aumento, percepito o reale, delle patologie oncologiche.
Dunque, se da una parte la ricerca per le cure fa passi avanti, con buone prospettive di guarigione per molte malattie neoplastiche, dall’altra, invece, gli studi epidemiologici per risalire scientificamente alle cause di insorgenza dei tumori, langue, non va avanti, nonostante le richieste delle popolazioni interessate.
Il Quotidiano del 15.12.2013, pag. 8
Uno strumento fondamentale per monitorare l’incidenza delle malattie oncologiche, la loro diffusione sul territorio, e le fasce di popolazione coinvolta, per poter intervenire, conseguentemente, con azioni sanitarie di prevenzione, è il Registro Tumori, istituito, nella nostra regione, con delibera di Giunta regionale 289 del 25 marzo 2010. Da allora, eccetto che per il registro della provincia di Catanzaro, precedente alla citata delibera, attivo già dal 2003 ed accreditato dall’Airtum nel 2010, tali Registri – delle province di Cosenza e Crotone, istituiti rispettivamente ad aprile e giugno 2008; di Reggio Calabria (la deliberazione che lo istituisce è del febbraio 2013); e di Vibo, che sarà, come ha informato il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, aggregato a quello di Catanzaro - non sono ad oggi ancora operativi.
Il prossimo a partire, se tutto fila liscio, dovrebbe essere quello della provincia di Cosenza, del quale è in fase finale la raccolta dati per il triennio 2006-2007-2008.
Intanto, in collaborazione con il Dipartimento informatico dell’Unical, è stato già realizzato un Datawarehouse, una banca dati, a costo zero, frutto di un progetto di ricerca in collaborazione con l’Asp di Cosenza, che prevedeva lo studio di tecniche per l'acquisizione, correzione, integrazione ed analisi di dati da sorgenti informative eterogenee.
Tuttavia, a parte questo apprezzabile passo, ancora non risultano richieste formali di accreditamento all’Airtum da parte di nessun altro registro calabrese.
«L’Associazione dei registri tumori italiani – ci aveva di recente riferito Emanuele Crocetti, attuale segretario nazionale Airtum - prevede un processo di accreditamento formale per nuovi registri che desiderino far parte dell’associazione e contribuire alla banca dati associativa. Questa procedura consiste in una valutazione quantitativa e qualitativa dei dati, delle procedure utilizzate e delle competenze specifiche».
Il flusso di raccolta delle informazioni, provenienti da sorgenti diverse (Rencam, archivi di anatomia patologica, schede di dimissione ospedaliera, codici di esenzione 048, ricoveri ecc., oltre che dalle migrazioni per cure verso altri ospedali italiani, specializzati o all’avanguardia per determinate patologie), non è semplice, poiché i dati devono essere omogenei, di qualità standard, e scientificamente validi. Purtroppo, questioni legate alla privacy che andrebbe adeguata a tale strumento di indagine, e un farraginoso sistema di collaborazione tra uffici e strutture mediche della stessa Asp e delle altre regionali e nazionali, non consentono la corretta e fluida acquisizione, e rallentano di parecchio la concreta attuazione dei Rt. Utile per un migliore funzionamento del sistema sanitario in generale – la legge istitutiva è del dicembre 2012, ma ancora non realizzato - sarebbe il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), dove immagazzinare tutte le informazioni relative ad ogni singolo paziente.
Un buon segnale, sperando che si traduca in impegno concreto da parte delle istituzioni sanitarie calabresi, proviene dalla Terza Commissione Sanità del Consiglio regionale che si sta occupando, anche per le sollecitazioni della cittadinanza attiva, della problematica. Nei giorni scorsi, sono stati auditi comitati civici e associazioni ambientaliste di tutta la Calabria che hanno illustrato il dramma delle malattie oncologiche nelle varie realtà territoriali, e manifestato la forte preoccupazione che l’eziologia delle patologie neoplastiche sia in molti casi da ricollegare a contaminazioni ambientali. Comitati e associazioni hanno chiesto di non perdere altro tempo prezioso. Ma anche e soprattutto, alla politica hanno chiesto di farsi carico delle bonifiche che la Calabria necessita.
Tra gli interventi dei consiglieri membri della commissione presieduta da Salvatore Pacenza, da registrare quello di Giuseppe Giordano, che ha proposto una istruttoria sulla base delle audizioni, da sottoporre al Dipartimento Salute e anche al Consiglio regionale; e di Pietro Crinò, il quale ha proposto che nel bilancio 2014 vengano impegnate le risorse da destinare alla bonifica del territorio ed alla prevenzione.
Vedremo se ci saranno sviluppi positivi. Sarà importante, però, che i Cittadini, le associazioni, i comitati facciano opera di vigilanza e pressione senza sosta. Per vedere finalmente avverato per tutti il diritto fondamentale alla salute, e ad un ambiente salubre in cui vivere. (bp)

Vedi anche:
http://brunopino.blogspot.it/2013/12/prima-di-tutto-la-salute-le-richieste.html

Commenti