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Colombo e la Calabria. Un incontro con la comunità italiana a Brooklyn

Fonte Il Quotidiano della Calabria del 22.11.2011, pag. 51 

La scoperta dell’America, la figura di Colombo e le sue relazioni con papa Innocenzo VIII Cybo, i due marinai calabresi, Angelo Manetti e Anton Calabres, che si dice fossero imbarcati con l’Ammiraglio, e il ruolo di San Francesco di Paola. È la rilettura della vicenda colombiana, diversa da quella conosciuta sinora. Già la scorsa estate, in occasione della presentazione calabrese del volume del giornalista colombista Ruggero Marino (L’uomo che superò i confini del mondo, Sperling & Kupfer 2010), si era tenuta una conferenza di approfondimento durante la quale l’autore, che ricerca la verità storica su Colombo da oltre 20 anni, aveva ribadito quelli che sono i suoi convincimenti: «Non un marinaio sprovveduto come lo ha dipinto la storiografia ufficiale per 500 anni, ma scienziato, esperto, cosmografo; non uno qualunque, ma di rango alto, verosimilmente figlio o nipote di papa Cybo, Innocenzo VIII, vero deus ex machina del viaggio verso le Americhe». 
Una storia suggestiva, oggetto ultimamente di una puntata di Voyager su Rai 2, che riscuote un certo interesse, soprattutto nelle comunità di emigrati all’estero. Proprio di recente, in un noto ristorante di Brooklyn a New York, si è svolto un convegno dal titolo “La Calabria e la scoperta dell'America: i marinai calabresi di Cristoforo Colombo ed il ruolo di San Francesco di Paola”, al quale hanno partecipato: Salvatore Ferrigno, ex deputato degli italiani all'estero; Pino Mittiga, giornalista di “America Oggi”; Francesco Trimboli, presidente dell'associazione culturale “Nausicaa” e Giuseppe Pisano, autore di uno studio riguardante le connessioni tra la Calabria e la storia della scoperta del continente americano.


L'Onorevole Ferrigno ha voluto evidenziare l'importanza di tale argomento che sancisce una presenza importante della Calabria, e quindi anche dell'Italia, nelle vicende legate alla scoperta del Nuovo Mondo. Di pari tenore, l’intervento del giornalista Mittiga il quale ha inteso sottolineare il fatto che è la prima volta che negli USA si parla dei marinai calabresi di Colombo e del probabile ruolo di San Francesco di Paola rispetto alla spedizione colombiana. Dal canto suo, l'avvocato Trimboli ha elogiato lo studio del professore Pisano il quale da anni conduce questa ricerca. 
A chiusura dell’incontro, l’intervento dello studioso calabrese che ha parlato dei due marinai al seguito di Colombo: Anton Calabrès (imbarcato sulla caravella Pinta) e Angelo Manetti di Aiello Calabro; e di due uomini di chiesa calabresi che, a suo avviso, hanno dei legami con l'Ammiraglio genovese: San Francesco di Paola, contemporaneo di Colombo, e Gioacchino da Fiore. 
Secondo Pisano, in relazione al Santo paolano, dopo il primo viaggio di scoperta dell'Almirante senza la presenza di uomini di chiesa, il primo missionario con compiti di delegato apostolico concessi con bolla pontificia fu Bernardo Boyl il quale poco tempo prima aveva deciso di entrare proprio nell'Ordine di San Francesco di Paola dopo avere conosciuto personalmente nel 1486 il suo fondatore a Tours, in Francia presso la corte di Luigi XI, il re più potente d'Europa. «Non si può non pensare - ha affermato - che il Santo calabrese, dichiarato da papa Pio XII Patrono della gente di mare italiana non abbia mai avuto rapporti con Cristoforo Colombo, soprattutto quando si è certi che lo stesso Boyl, compagno spirituale dell'Ammiraglio genovese, incontrò nuovamente nel 1494 il Paolano a Tours prima di recarsi a Roma dal Papa per incarico dello stesso Francesco». Nel prosieguo della sua relazione, Pisano ha parlato anche dei rapporti di Colombo con la corte francese e, attraverso la reinterpretazione di alcuni documenti, di un disegno che doveva portare alla realizzazione di una crociata antimusulmana, alle soglie del '500, voluta da San Francesco di Paola e da Colombo. 
Per quanto attiene invece Gioacchino da Fiore, lo storico ha parlato di un legame particolare tra l'Ammiraglio e il pensiero dell'abate Gioacchino, che d'altronde viene citato in tutti gli scritti del navigatore genovese: nel Giornale di bordo, in una lettera indirizzata ai reali spagnoli e in particolare nel Libro della profezia. 
Non sono mancati, nella relazione, riferimenti ai legami tra la Calabria e alcune famiglie che diedero un apporto fondamentale per la prima spedizione del navigatore genovese. «Se è vero che un componente della famiglia Geraldini, legato a papa Innocenzo VIII, diede una spinta fondamentale per la partenza di Colombo presso il Consiglio di Santa - ha sostenuto Pisano -, è vero anche che i Geraldini di Amelia (Umbria) a quel tempo erano massicciamente presenti in Calabria e ricoprivano incarichi ecclesiastici importanti; così come se è vero che il banchiere genovese Francesco Pinelli (pronipote di Innocenzo VIII) risulta oggi essere il principale finanziatore della spedizione di Colombo è anche vero che il fratello si trovava a Cosenza (tra il 1491 e il 1495) a rivestire l'incarico di arcivescovo, figura peraltro che ebbe legami molto forti con la Spagna».

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